Marco Malvaldi, ODORE DI CHIUSO

IL LIBRO. Se si volesse circoscrivere il libro in una scena cinematografica, si potrebbe fare in una stanza di una casa, con il camino acceso e una bottiglia di vino divisa tra due persone. Una di queste comincerebbe a narrare degli eventi inverosimili, come se fosse il protagonista della storia narrata e l’ascoltatore ne rimarrebbe affascinato, a bocca aperta. Le parole stampate nel libro sembrano voler evadere dagli occhi per poter arrivare alle orecchie. Sembra infatti essere un racconto di un amico, che ti trasporta attraverso una catarsi in un racconto affascinante, travolgente, dai tratti semplici e dai gusti forti. Anche nel linguaggio utilizzato traspare una certa dinamicità di narrazione, che trasporta il lettore pagina dopo pagina verso il cuore di questo giallo insolito, ambientato in un’epoca assai lontana ma così vicino alle generazioni presenti. Un omicidio di cui il maggiordomo non può essere accusato perché è proprio lui l’ucciso, un cuoco baffuto che diventa un ispettore grazie alla sua perspicacia, lo sfondo di un’Italia da poco unita e una descrizione della nobiltà decadente del tempo che ci danno una fotografia nitida degli ultimi anni dell’ottocento, fanno di questo giallo un filo tra il passato e il presente. E di certo in questo libro non manca nessun odore: da quello campagnolo a quello vivace di una descrizione della realtà, da quello di dolci  a quello di pasticci. Un libro intrigante e intelligente, dal gusto ironico anche grazie ai commenti “fuori campo” del narratore, scorrevole dato l’uso di un linguaggio ora raffinato e remoto ora attuale. Un libro per tutti i palati.

Marco Malvaldi, Odore di chiuso, Sellerio, Palermo 2011, pp. 198

LA CITAZIONE. «A pensare che solo ieri, arrivando in questo maniero, mi figuravo pace e tranquillità, sarebbe da darsi del minchione».

S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). Ho appena finito il libro che mi hai prestato due giorni fa: beh, l’ho già finito. Avvincente come pochi! E pensare che non volevo saperne di leggere un giallo…

IL PERSONAGGIO. Pellegrino Artusi è come uno specchio su cui si riflettono e filtrano i diversi caratteri dei personaggi. Di lui si fidano, diffidano, e grazie alla sua straordinaria sensibilità e al suo acume, alle confidenze che gli vengono fatte, alle sua capacità analitiche diventa una chiave importante per il racconto.

a cura dell’I.I.S. Andrea da Garessio, Roma

Condividi!