Carlo D’Amicis, LA BATTUTA PERFETTA

IL LIBRO. Il libro sembra voler denunciare come l’invadente televisione abbia irreversibilmente mutato i nostri costumi durante gli ultimi cinquant’anni della storia di questo paese. Ma chi ha influenzato chi? La televisione è specchio della società o la società è l’attuazione di ciò che è rappresentato sullo schermo? In questo romanzo Carlo D’Amicis descrive una realtà che viviamo quotidianamente, una realtà che vede la nostra vita in un rapporto quasi simbiotico con la televisione. Come punto di partenza prende la storia della famiglia Spinato, di Matera, una qualsiasi famiglia lucana, centrando l’attenzione sul rapporto padre-figlio, su Filippo e Canio (e poi su Canio e suo figlio Silvio). Decisamente antitetici l’uno con l’altro, il primo tiene alla compostezza, alla serietà e vede nella televisione un potenziale ed efficace strumento pedagogico per le masse; il secondo, berlusconiano convinto, vive per far ridere gli altri, continuamente impegnato nella ricerca della “battuta perfetta” vede la televisione come potentissima arma di distrazione. Riflettono l’uno la tipica austerità e il moralismo democristiani, l’altro la spudorata e spasmodica voglia d’intrattenere e di piacere, insomma di avere successo. Dal dialogo tra Canio e suo padre e poi tra Canio e suo figlio emerge un fallimento dei primi due nei panni di genitore, fallimento che può benissimo essere identificato negli anni in quello delle classi dirigenti italiane. Durante l’intera narrazione si scorge pertanto un amaro parallelismo tra la famiglia Spinato e la società italiana. Lo stile narrativo appare piuttosto costruito, risultando talvolta ampolloso e ridondante, ma è apprezzabile, insieme allo sforzo dell’autore nel ricostruire la nostra storia più recente attraverso un’ottica insolita, l’invito implicito da parte dello stesso ad una più approfondita riflessione su come si sviluppa il rapporto tra i media e società e su come si influenzano reciprocamente.

Carlo D’Amicis, La battuta perfetta, minimum fax, Roma 2010, pp. 363.

LA CITAZIONE. «“È pericolosa”, ripetevi. “La televisione è pericolosa”. E non si capiva se Parlavi di ciò che ti aspettava tra via Teulada e via del Babuino, o dell’apparecchio che, come una fiera accovacciata nella penombra del soggiorno, aspettava noi per attaccare, per trasformarsi da totem inanimato in belva sanguinaria».

S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). Il rapporto astioso tra padre e figlio, traslato nell’ottica più vasta del rapporto media-società, come uno influenza l’altro.

IL PERSONAGGIO. Canio Spinato, un eterno bambino il cui unico scopo è quello di piacere e far ridere. Il totale contrasto con suo padre Filippo emerge in tutti i campi, sia lavorativi, Canio lavora per Mediaset, Filippo per la Rai, sia comportamentali, l’uno scherzoso e giocoliere, l’altro austero e puritano. Per tutta la vita il desiderio di Canio è quello di trovare la battuta perfetta, tanto ambizioso quanto difficile da raggiungere, ma la sua caparbietà lo porterà lontano, fino alla corte di sua maestà Silvio Berlusconi, in veste di procuratore di barzellette e escort.

a cura del Liceo classico Socrate, Roma

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