Giorgio Faletti, TRE ATTI E DUE TEMPI

IL LIBRO. Un biglietto trovato lacera la realtà del protagonista, Silvano Masoero, poiché anche suo figlio Roberto può commettere un errore fatale e perdere tutto. Rivedendosi per frammenti che via via si strutturano in racconto autobiografico. Silvano ricostruisce la sua vita passata tra difficoltà e illusioni. Lui cerca di salvare il figlio, rivivendo l’angoscia il proprio passato. Dall’apparente quiete dei suoi anni, Silvano rilegge le pagine strappate della sua adolescenza, impegnata a difendersi agguerritamente da un mondo pervaso dall’ingiustizia, nel tentativo di sconfiggere l’isolamento sociale. Finché i suoi pugni hanno portato l’espulsione da scuola, suscitando però l’attenzione del suo insegnante di ed. fisica, che l’ha avviato verso una promettente carriera pugilistica. Così Silvano, diventato “Silver”, ha trovato ciò per cui è nato: essere un pugile. I successi sul ring gli hanno dato l’illusione di essersi ormai liberato da un buio passato. L’importante è stato vincere e vincere ancora, fino a alti livelli. Spesso la fama e la brama di possedere tutto offuscano la ragionevolezza. Incapace e privo di figure di riferimento e di sostegno, Silver ha sbriciolato la sua vita onesta, lasciandosi convincere dal solito corruttore, ad K.O. nell’incontro più importante della sua vita, per intascare un compenso milionario dal ricavato delle scommesse. L’atteso match, si è trasformato in un contrappasso: invece che in un paradiso, Silver è finito in prigione. Anni di un’altra solitudine che stavolta l’hanno reso un uomo, grazie soprattutto a Elena, colei con cui Silver, una volta saldato il conto con la giustizia, ha creato una vera famiglia. Un lavoro lecito, gli ha dato un’altra possibilità e Silver diventa magazziniere della squadra locale di calcio, felice ora che ha capito ciò che conta davvero. Una casa, una donna che lo ama e un figlio adorato. In realtà, da bambino Roberto ha sofferto il peso della derisione che l’ambiente di provincia da al figlio di un pregiudicato, privando padre e figlio della possibilità di vincere l’ombra della vergogna. Poi Elena è morta, troppo presto ma Roberto ha continuato a crescere senza riuscire a comunicare realmente con lui. L’abilità ha fatto conquistare a Roberto un suo posto nella squadra di calcio cittadina, avviandolo a una brillante carriera. Anche lui è rinato, con le tifoserie che lo acclamano: il Grinta. Finché il giovane, benché la buona carriera seppur in serie B, ha deciso d’improvviso di lasciare i suoi preziosi averi per trasferirsi a casa di Silver. Qui trova il biglietto che rivela cosa sta accadendo: Roberto ha accettato di vendere la partita con cui la sua squadra è lanciata alla conquista della serie A. Silver scopre che l’uomo che ha concordato la somma in milioni con Roberto è lo stesso che aveva convinto lui a perdere per denaro. Silver però affronta Roberto in un drammatico incontro che mostra quanto l’incomunicabilità fra i due abbia intaccato il loro rapporto. Dalle parole sprezzanti del figlio, Silver trova le illusioni di una vita lussuosa. Simbolicamente i due destini si sovrappongono, forse la tentazione del denaro non è l’unica controparte, forse non si è dissipata l’insicurezza di perdere.  Al padre del Grinta non resta che giocarsi tutto, in un crescendo tesissimo giocato con disperata lucidità: non può permettersi indecisioni poiché, negli spogliatoi, realizzerà una strategia per riuscire a impedire la combine e far giocare la partita correttamente, fino alla vittoria. Roberto, dopo l’astio per essere stato ostacolato nel suo piano, comprenderà che suo padre l’ha voluto salvare. Finito il romanzo, il lettore si lega a un personaggio, di cui ha condiviso le pene, le incertezze e il coraggio. Inoltre ci propone il richiamo all’importanza delle figure che giungono a soccorrere un uomo alle prese con errori, viltà e cinismo offerti da individui anonimi ma riconoscibilissimi. Queste importanti persone che gli hanno dato fiducia aiutandolo a salvarsi, senza paura di affiancare l’interpretazione(gli atti) e la competizione(i tempi) più ardue di qualsiasi prova teatrale ed agonistica. (Giorgio Faletti, Tre atti e due tempi, Einaudi 2011).

LA CITAZIONE. «Sono sempre stato un uomo solitario. Adesso sono un uomo solo. Non pensavo che col tempo sarei arrivato a sentire la differenza».

S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). La partita decisiva giocata da un padre che riesce a mettere ko l’avversario più temibile: il suo passato.

a cura del Liceo scientifico Croce, Roma

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