IL LIBRO. Cosa succede quando il proprio corpo si trasforma in una gabbia di cui si è i soli ad avere la chiave ma, nonostante ciò, si ha paura di uscire all’esterno? Cosa si prova quando si è costretti a cambiare radicalmente le proprie abitudini e, quindi, il proprio modo di vivere? Lorenzo Amurri ci dà una risposta nel suo “Apnea”, una risposta vera, diretta, perché frutto delle proprie esperienze. Musicista e produttore musicale, oltre a collaborare con diversi artisti del calibro di Tiromancino e Califano, Amurri si dedica anche alla scrittura, prima attraverso un blog, e poi scrivendo racconti, tra cui “Amore Caro”. Ma il suo primo romanzo è “Apnea”, dove l’autore racconta con straordinaria lucidità e maturità tutte le sfaccettature del tragico incidente che lo ha portato su una sedia a rotelle, a vedere il mondo da un’altra prospettiva, quella del disabile.
La cromaticità dell’atmosfera è ridotta all’osso, paragonabile ad un cerchio di Itten costituito da soli tre colori. Il primo è il bianco soffice della neve sulla quale Lorenzo scia; spesso il bianco è considerato come simbolo della perfezione, ma questa non è una favola e non c’è un lieto fine, l’atmosfera candida e tranquilla è un’illusione. Il protagonista si schianta contro il grigio cenere di un pilone della funivia. Improvvisamente il buio,l’oblio, il nero,terzo colore, un nero avvolgente che si dirada solo lentamente. Lorenzo si risveglia in un camera di ospedale: lesione del midollo con tetraplegia completa a livello C5. L’essere un’anima libera, viaggiatrice e rapita dal mondo rock da oggi è solo un triste ricordo, un ricordo che si vorrebbe dimenticare.
Terminata la lunga degenza Amurri esce finalmente dall’ospedale, diventato ormai come una sorta di “grembo materno”, ed è catapultato nella realtà di tutti i giorni. Ma non è più la stessa che conosceva: ha davanti a sé una realtà nuova,dura, costituita da un insieme di occhi, gli occhi della gente, occhi che fanno finta di non vedere.
Se si potesse definire Amurri in termini antologici bisognerebbe considerarlo l’emblema vivente di un personaggio dinamico che sa metabolizzare i propri problemi e, grazie a questi, crescere ed evolversi. Certo, la strada da percorrere è lunga ed in salita, una “montagna da scalare” che offre ben pochi appigli sui quali aiutarsi, ma questo a Lorenzo non interessa, Lorenzo i propri punti d’appoggio se li è creati uno dopo l’altro con una fatica abnorme, a tratti insopportabile, ma che lo fa ‘nascere’ due volte: “lo smarrimento e la paura che si sentono sono probabilmente gli stessi sentimenti che prova un neonato, solo enfatizzati dalla coscienza di un adulto”. Nonostante questo, grazie anche al suo sempreverde carattere vivo e focoso, Amurri tratta con incredibile lucidità tematiche talvolta difficili, consentendoci di penetrare a pieno nella sua psiche e negli aspetti più intimi, di avere un approccio catartico con l’esperienza tramite una propria costante introspezione. É forte quindi il velo di immedesimazione che cala sul lettore con lo scorrere delle pagine. Incombe su Amurri l’idea del suicidio,visto a volte come l’unica e possibile forma di liberazione da una sedia a rotelle o da una vita oramai inutile e insignificante se vista con gli occhi del passato. L’opportunità c’è, è lì tra gli unici rumori misteriosi e il canto monotono delle cicale nella piscina condominiale. L’oscurità detta il proprio dominio e l’acqua è lì calma. Occhi chiusi, un ultimo respiro…(Lorenzo Amurri, Apnea, Fandango 2013).
IL PERSONAGGIO. Johanna.
Scegliere di amare nel dramma e avere il coraggio di non fuggire dinnanzi allo spettro di un’esistenza fuori dal comune. Johanna sceglie di amare. Sceglie di rimanere accanto a Lorenzo, suo compagno, divenuto tetraplegico. Sceglie di non condannarlo ad una solitudine assassina. Sceglie di affrontare insieme a lui il dolore di una ferita che non si rimarginerà mai. Sceglie di riportarlo alla vita, sollevandogli la testa fuori dal mare di apatica autocommiserazione in cui rischia di annegare.
S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). Quando il corpo è ferito e l’ anima è offesa, affogare nei ricordi può salvarci la vita. Vivere con coraggio, questo ci insegna il romanzo “Apnea” di L. Amurri.
a cura del liceo scientifico Spallanzani, Tivoli (Roma)