 IL LIBRO. I traditori è un’avvincente e dettagliata analisi romanzata del Risorgimento  italiano e, per dirla con parole dell’autore, “di quei ragazzi che hanno  fatto l’Italia”. I  personaggi storici (Cavour, Mazzini, Ricasoli, Crispi, Garibaldi,  Pisacane, Vittorio Emanuele II, Napoleone III) si intrecciano con quelli  inventati (briganti, mafiosi, artisti, idealisti e spie) al fine di  rendere la storia più coinvolgente per il lettore. Inoltre, i continui  cambi di luogo (Sicilia e Calabria, Londra e Milano, Torino e Venezia,  Napoli e Roma…) evidenziano una narrazione assai mossa mostrando  plasticamente i molti fronti su cui si è giocata la battaglia per  l’unità d’Italia. La storia ruota attorno al giovane aristocratico  Lorenzo di Vallelaura che, catturato nel 1844 in Calabria dai Borboni,  ha salva la vita in cambio del tradimento: spiare Mazzini. Da questo  momento Lorenzo seguirà Mazzini in ogni suo spostamento – da Milano a  Londra, dove lo stesso Mazzini è costretto a rifugiarsi per la condanna a  morte che grava su di lui – informando i Borboni prima, gli Austriaci  poi e infine i Piemontesi sulle cospirazioni ordite dall’esule. Sullo  scenario di veri fatti storici quali le guerre di indipendenza, la  spedizione dei Mille e la conquista dello Stato pontificio, si  inseriscono episodi di vita dei vari personaggi minori, mentre De  Cataldo mantiene l’attenzione sull’evoluzione socio-politica del  panorama italiano e, in particolare, sul brigantaggio e sulla nascita  della mafia, sempre “attaccata al carro dei vincitori” ma avversa a  Garibaldi e all’annessione della Sicilia al resto dell’Italia. L’autore  ci spiega che gli anni dal 1844 al 1867 furono cruciali, anche se molti  problemi dell’Italia di oggi hanno la loro origine proprio in quel  periodo. Infatti come affermò Massimo D’Azeglio “prima di fare l’Italia  bisognava fare gli italiani”. De Cataldo non risparmia critiche pesanti a  carico del fondatore della Giovane Italia, di Cavour, grande artefice  dell’unità politica della nazione ma completamente ignorante sugli  italiani, di Garibaldi, a volte impulsivo, e di Vittorio Emanuele II,  uomo dalla personalità debole e facilmente influenzabile. Proprio in  occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia la lettura di questo  libro lascia l’amaro in bocca, insinuando il sospetto che il processo  unitario sia stato possibile anche per l’agire di numerosi traditori.
IL LIBRO. I traditori è un’avvincente e dettagliata analisi romanzata del Risorgimento  italiano e, per dirla con parole dell’autore, “di quei ragazzi che hanno  fatto l’Italia”. I  personaggi storici (Cavour, Mazzini, Ricasoli, Crispi, Garibaldi,  Pisacane, Vittorio Emanuele II, Napoleone III) si intrecciano con quelli  inventati (briganti, mafiosi, artisti, idealisti e spie) al fine di  rendere la storia più coinvolgente per il lettore. Inoltre, i continui  cambi di luogo (Sicilia e Calabria, Londra e Milano, Torino e Venezia,  Napoli e Roma…) evidenziano una narrazione assai mossa mostrando  plasticamente i molti fronti su cui si è giocata la battaglia per  l’unità d’Italia. La storia ruota attorno al giovane aristocratico  Lorenzo di Vallelaura che, catturato nel 1844 in Calabria dai Borboni,  ha salva la vita in cambio del tradimento: spiare Mazzini. Da questo  momento Lorenzo seguirà Mazzini in ogni suo spostamento – da Milano a  Londra, dove lo stesso Mazzini è costretto a rifugiarsi per la condanna a  morte che grava su di lui – informando i Borboni prima, gli Austriaci  poi e infine i Piemontesi sulle cospirazioni ordite dall’esule. Sullo  scenario di veri fatti storici quali le guerre di indipendenza, la  spedizione dei Mille e la conquista dello Stato pontificio, si  inseriscono episodi di vita dei vari personaggi minori, mentre De  Cataldo mantiene l’attenzione sull’evoluzione socio-politica del  panorama italiano e, in particolare, sul brigantaggio e sulla nascita  della mafia, sempre “attaccata al carro dei vincitori” ma avversa a  Garibaldi e all’annessione della Sicilia al resto dell’Italia. L’autore  ci spiega che gli anni dal 1844 al 1867 furono cruciali, anche se molti  problemi dell’Italia di oggi hanno la loro origine proprio in quel  periodo. Infatti come affermò Massimo D’Azeglio “prima di fare l’Italia  bisognava fare gli italiani”. De Cataldo non risparmia critiche pesanti a  carico del fondatore della Giovane Italia, di Cavour, grande artefice  dell’unità politica della nazione ma completamente ignorante sugli  italiani, di Garibaldi, a volte impulsivo, e di Vittorio Emanuele II,  uomo dalla personalità debole e facilmente influenzabile. Proprio in  occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia la lettura di questo  libro lascia l’amaro in bocca, insinuando il sospetto che il processo  unitario sia stato possibile anche per l’agire di numerosi traditori.
Giancarlo De Cataldo, I traditori, Einaudi, Torino 2010, pp. 575.
LA CITAZIONE. «Lorenzo ripone l’arma, si guarda intorno, trascina il corpo sulla soglia del magazzino. Non prova nessuna pietà per la sua ultima vittima. È un assassino, un traditore, un rinnegato. E si scopre felice di esserlo».
IL PERSONAGGIO. Personaggio dall’infanzia difficile, orfano di padre, ucciso per essersi opposto all’autorità sabauda. Impulsivo, sprezzante del pericolo, eroico. Si distinguerà dagli altri personaggi per fedeltà ai suoi ideali, attaccamento alla patria e ai suoi compagni, qualità che lo faranno emergere nel corso della storia e che si manterranno costanti ponendosi in contraddizione con lo stesso titolo del romanzo: lui non è un traditore. È anche significativa la sua sintonia, quasi metafisica, con la Striga.
a cura del Liceo scientifico Nomentano, Roma

 
		  


