 IL LIBRO. Sebbene non si possa dire che  costruire un libro partendo dai documenti, dai tentativi incompiuti,  dalle cartoline d’infanzia e dai racconti scarabocchiati tra le pagine  dei quaderni del liceo non sia un’idea originale, ci     è parso  azzardato scegliere come protagonisti un filologo senza scrupoli con  ambizioni di rivalsa e un aspirante scrittore dotato più di egocentrismo  che di talento. La storia perde di freschezza e naturalezza nella  ricerca di un’originalità che scade nella ripetizione ed ossessione,  impersonata da entrambi. Massimiliano Scotti Scalfato, discepolo  dell’immaginario filologo Pasernach e filologo anch’esso, è un giovane  amante della tranquillità e dell’ordine. Appassionato dalle vite degli  altri, forse perché angustiato dalla sua vita di “redattore presso una  casa editrice napoletana specializzata in biografie di napoletani  illustri”, Massimiliano trova l’occasione della sua vita con la morte  del suo migliore amico, l’ineffabile D.D. Da quel tragico evento si  dedica con grande scrupolosità e dedizione alla biografia di questo  scrittore che non ha mai esordito e che egli venera al pari di  Pasernach. Cartoline adolescenziali, un poema  scolastico, registrazioni dell’insoddisfacente ed inquieto  periodo  universitario, la lettera di dimissioni dallo studio legale e la lettera  alla sua amata musa, una lettera ad una redazione, fino all’unica  pubblicazione – Ritorno al nulla – liberamente ispirata proprio  alla vita del migliore amico (e suo futuro biografo), costituiscono  l’unica produzione letteraria di D.D., dalla quale emerge un ritratto  ricco di incongruenze, il “genio” precoce, la solitudine, l’attitudine  alla menzogna fino al suo ultimo istante di agonia ospedaliera, la  consapevolezza del rapporto tra creatore e creatura letteraria. Questo  tema, il legame viscerale dello scrittore con la propria opera, emerge  ampiamente nella struttura del romanzo-biografia, omaggio all’amicizia,  alla straordinaria città di Napoli, al valore della letteratura, alla  grandezza e alle incomprensioni, alla solitudine, alla sconfitta infine. Egocentrismo e ambizione  caratterizzano D.D., che fin dall’infanzia si sente il protagonista di  un immaginifico romanzo di successo e offre menzognere testimonianze  della sua vita dai toni “epicheggianti” perfino nelle prime cartoline  che spedisce all’ amico Massimiliano, come se avesse previsto che il  racconto della sua vita sarebbe stato affidato proprio a lui. Il  tentativo di fare della propria esistenza un’impresa memorabile finisce  per distogliere D.D. dalla vita stessa portandolo a un inevitabile  fallimento reso ancora più drammatico dalla sua morte precoce. La trama si distribuisce su più livelli,  in un gioco di specchi tra il protagonista della biografia e l’amico  biografo, che sembrano assumere progressivamente la stessa identità. La  costruzione del romanzo è apparentemente lineare, velata da un sottile  umorismo condito da tinte ciniche che accentuano i momenti tragicomici,  comunque caratterizzati da un’esaltazione letteraria fine a se stessa. I  toni boriosi e megalomani di Massimiliano Scotti Scalfato, con le sue  manie di perfezionismo, i “capolavori” di D.D. che mostrano un  discutibile talento per la provocazione, e il loro ampio corredo di  commenti ed annotazioni, contribuiscono a rallentare il ritmo narrativo  di questo romanzo.
IL LIBRO. Sebbene non si possa dire che  costruire un libro partendo dai documenti, dai tentativi incompiuti,  dalle cartoline d’infanzia e dai racconti scarabocchiati tra le pagine  dei quaderni del liceo non sia un’idea originale, ci     è parso  azzardato scegliere come protagonisti un filologo senza scrupoli con  ambizioni di rivalsa e un aspirante scrittore dotato più di egocentrismo  che di talento. La storia perde di freschezza e naturalezza nella  ricerca di un’originalità che scade nella ripetizione ed ossessione,  impersonata da entrambi. Massimiliano Scotti Scalfato, discepolo  dell’immaginario filologo Pasernach e filologo anch’esso, è un giovane  amante della tranquillità e dell’ordine. Appassionato dalle vite degli  altri, forse perché angustiato dalla sua vita di “redattore presso una  casa editrice napoletana specializzata in biografie di napoletani  illustri”, Massimiliano trova l’occasione della sua vita con la morte  del suo migliore amico, l’ineffabile D.D. Da quel tragico evento si  dedica con grande scrupolosità e dedizione alla biografia di questo  scrittore che non ha mai esordito e che egli venera al pari di  Pasernach. Cartoline adolescenziali, un poema  scolastico, registrazioni dell’insoddisfacente ed inquieto  periodo  universitario, la lettera di dimissioni dallo studio legale e la lettera  alla sua amata musa, una lettera ad una redazione, fino all’unica  pubblicazione – Ritorno al nulla – liberamente ispirata proprio  alla vita del migliore amico (e suo futuro biografo), costituiscono  l’unica produzione letteraria di D.D., dalla quale emerge un ritratto  ricco di incongruenze, il “genio” precoce, la solitudine, l’attitudine  alla menzogna fino al suo ultimo istante di agonia ospedaliera, la  consapevolezza del rapporto tra creatore e creatura letteraria. Questo  tema, il legame viscerale dello scrittore con la propria opera, emerge  ampiamente nella struttura del romanzo-biografia, omaggio all’amicizia,  alla straordinaria città di Napoli, al valore della letteratura, alla  grandezza e alle incomprensioni, alla solitudine, alla sconfitta infine. Egocentrismo e ambizione  caratterizzano D.D., che fin dall’infanzia si sente il protagonista di  un immaginifico romanzo di successo e offre menzognere testimonianze  della sua vita dai toni “epicheggianti” perfino nelle prime cartoline  che spedisce all’ amico Massimiliano, come se avesse previsto che il  racconto della sua vita sarebbe stato affidato proprio a lui. Il  tentativo di fare della propria esistenza un’impresa memorabile finisce  per distogliere D.D. dalla vita stessa portandolo a un inevitabile  fallimento reso ancora più drammatico dalla sua morte precoce. La trama si distribuisce su più livelli,  in un gioco di specchi tra il protagonista della biografia e l’amico  biografo, che sembrano assumere progressivamente la stessa identità. La  costruzione del romanzo è apparentemente lineare, velata da un sottile  umorismo condito da tinte ciniche che accentuano i momenti tragicomici,  comunque caratterizzati da un’esaltazione letteraria fine a se stessa. I  toni boriosi e megalomani di Massimiliano Scotti Scalfato, con le sue  manie di perfezionismo, i “capolavori” di D.D. che mostrano un  discutibile talento per la provocazione, e il loro ampio corredo di  commenti ed annotazioni, contribuiscono a rallentare il ritmo narrativo  di questo romanzo.
Cristiano de Majo, Vita e morte di un giovane impostore scritta da me, il suo migliore amico, Ponte alle Grazie, Milano 2010, pp. 283
LA CITAZIONE. “Sono stato in dubbio fino alla fine se svelare o meno il retroscena del racconto. Il lettore fiducioso riuscirà a convincersi da solo che non ho deciso di svelarlo per una forma patologica di narcisismo. Al lettore diffidente, invece, deve forse essere ricordata la natura di questo libro, che è insieme biografica e filologica. E, come dice Pasernach in Genealogia di un poeta: ‘Per un buon curatore il silenzio è come la bestemmia per il prete’ ”.
S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). Racconto ambiguo autoironico di amicizia/invidia verità/menzogna. Mosaico di appunti/cartoline/registrazioni all’insegna dei precetti di un fantomatico filologo.
IL PERSONAGGIO. È il mentore di Massimiliano Scotti Scalfato, una presenza che aleggia continuamente nei pensieri del nostro protagonista. Uno studioso quasi leggendario, il biografo perfetto e il filologo per eccellenza, che guiderà con i suoi insegnamenti i passi di Massimiliano nella ricostruzione dell’opera e della vita dell’amico D.D. La profonda ammirazione nei confronti di questo fantomatico Pasernach, citato sempre tempestivamente con frasi chiare e concise, diventa il riflesso dell’insicurezza del giovane studioso, intrappolato tra un passato dimenticato e pagine mai scritte. (Cristiano de Majo, Vita e morte di un giovane impostore…, Ponte alle Grazie, 2010)
a cura del Liceo Classico Aristofane, Roma

 
		  


