Alessandra Arachi, Coriandoli nel deserto: Enrico Persico. Una testimonianza.

Il fisico Enrico Persico (1900-1969) è il protagonista del libro Coriandoli nel deserto di Alessandra Arachi. Gli sono dedicate solo cinque righe su Wikipedia e qualche rara citazione nei libri di storia. Nient’altro.

Avevamo bisogno di sapere… Così, attraverso la corrispondenza con il fisico Gabriele Fronterotta, discepolo di Enrico Persico, è emerso il commovente lato umano tra l’allievo e il professore che per noi rappresenta un’importante lezione di vita.

Ricordo di Enrico Persico – Una testimonianza del fisico Gabriele Fronterotta

a cura del Liceo scientifico Pacinotti, Cagliari

Enrico Persico

Enrico Persico (1900-1969) fu compagno di scuola ed amico di Giulio Fermi, fratello maggiore di Enrico Fermi. Dopo la tragica morte di Giulio divenne amico di Enrico Fermi che frequentava la stessa scuola. Fu un fisico brillante con eccezionali capacità comunicative sugli ostici e difficili argomenti della nuova fisica teorica del tempo: teoria della relatività, meccanica ondulatoria e quantistica. Tale capacità rendeva affollatissime le aule delle sue lezioni, e rapidamente esauriti i suoi libri su tali argomenti. A scuola non ho mai studiato l’inglese, l’ho faticosamente imparato leggendo il libro “Fundamentals of Quantum Mechanics” di Enrico Persico. Con l’aiuto di un minuscolo vocabolario riuscii a studiare e capire i preliminari della meccanica quantistica e l’atomo di Bohr, che erano parte dell’esame di Istituzioni di Fisica Teorica (1959-60). La chiarezza dell’esposizione e la semplicità dei passaggi ne facevano un testo indispensabile per avvicinarsi alla Meccanica Quantistica. Così come scriveva così era nelle lezioni: stessa chiarezza, stessa metodologia nell’affrontare gli argomenti e stessa semplicità espositiva.
Queste sue capacità comunicative gli erano talmente riconosciute da meritarsi il soprannome di ‘’Cardinale di Propaganda Fide’’. Tutti all’istituto di via Panisperna ne avevano uno: Corbino ‘’il Padreterno’’, Fermi il ‘’Papa’’, Rasetti ‘’il Cardinal Vicario’’. Quindi Persico era destinato a propagandare il verbo della nuova fisica e soprattutto quanto la fucina di via Panisperna produceva.
Questo perché, pur avendo le qualità per farne parte, sviluppò la sua carriera universitaria al di fuori di Roma (aveva vinto la cattedra di Fisica Teorica a Firenze).

E per questo non fece parte del gruppo al tempo della scoperta sulla radioattività indotta da neutroni lenti, e non si

Persico sul campo da tennis con Fermi e Amaldi

fregiò mai dell’onore e della notorietà che tutti i componenti del gruppo ebbero. Rimaneva, è vero, in continuo contatto con Fermi, e contribuiva alle novità della fisica, ma niente di più. Della sua attività di propagandista scientifico si fa cenno in una sua scherzosa poesia, scritta sulla falsariga dell’usanza della scuola di Copenaghen:

Padre Enrico il missionario
Se ne andò tra gli infedel
In un’isola selvaggia
A spiegare l’evangel.

Nella terra ch’egli lascia
Regna ovunque ora la fe’
E di Padri missionari
Più bisogno ormai non v’è.
Perciò dunque Padre Enrico
Ora accingesi a partir
E, varcato l’Appennino,
Altre genti a convertir.
Narra poscia ch’oltre i monti
Vivon popoli fedel
Che del ver le sacre fonti
Ricevuto hanno dal ciel.
Essi hanno d’H il sacro culto
Han nei quanti piena fe’
E per loro è grande insulto
Dir che l’atomo non c’è.
Sono pur bestemmie orrende
Il negar che c’è la Psi,
Che un valor non nullo prende
Delta q per delta p,
Che dell’orbite ai momenti
S’addizionano gli spin
E elettroni equivalenti
Son vietati dal destin.
Credon poi, con fe’ profonda
Cui s’inchina la ragion,
Che la luce è corpo e onda
Onda e corpo è l’elettron.

A ben vedere anche nello scherzo era capace di sintesi e di chiarezza incredibili.

Emilio Segré, Enrico Persico, Enrico Fermi (da sinistra a destra)

Ho seguito il corso di Istituzioni di Fisica Teorica, da lui tenuto con chiarezza di esposizione, linearità e semplicità anche nell’introdurre argomenti di Fisica Matematica propedeutici agli argomenti relativi alla Relatività Ristretta ed alla Meccanica Quantistica (atomo di Bohr ed equazione di Schrodinger). Era un corso di Fisica Teorica nel quale la Fisica Matematica, di cui era un raffinato e profondo conoscitore, giocava pesantemente un ruolo importante. Improvvisamente, le lezioni furono interrotte per l’assenza di Persico. Furono riprese da altri professori che si alternavano e che, non avendo preparato il corso, stentavano a mantenerne alto il livello. Tra noi studenti si diffuse l’insoddisfazione e, poiché nessuno ci diceva dell’impedimento del professore, indagai circa i motivi della sua assenza: era stato colpito da un malore e, ricoverato in ospedale, era sottoposto ad accertamenti che si prolungavano nel tempo. Scoperto dove era ricoverato lo andai a trovare: era nella sua stanza, completamente vestito, quasi fosse un parente in visita o che fosse in procinto di uscire. Si mostrò stupito ed imbarazzato per la mia visita. Gli raccontai della insoddisfazione degli studenti per la sua assenza. Si riprese subito dall’imbarazzo e, poiché dopo tante ricerche i medici non erano ancorai in grado di emettere una diagnosi, mi assicurò che, visto che si sentiva bene, a breve sarebbe rientrato per riprendere le lezioni. In verità passarono alcune settimane e avevamo perso la speranza di vederlo rientrare nell’aula quando, il giorno dell’ultima lezione prevista in calendario, lo vedemmo apparire silenziosamente all’uscio lasciandoci senza parole. E, come se non fosse trascorso tutto quel tempo, riprese normalmente la sua ultima lezione. Arrivato al termine si accingeva ad uscire dall’aula nello stesso modo in cui vi era entrato, silenziosamente, quando fu bloccato alla porta da un lungo e fragoroso applauso da stadio. Ancora una volta rosso in volto senza dire una parola fece un leggerissimo inchino con il capo. Aveva gli occhi rossi, ma non disse nulla…
Questi era Persico.

Lo incontrai di nuovo nel 1963 al congresso di Fisica a Bari. La sera, dopo le relazioni congressuali, noi ‘’ragazzi’’ ci riunivamo per decidere cosa fare, niente di stravagante: una pizza o un cinema. Con noi era sempre la ‘’giovane’’ Nella Mortara che all’epoca aveva settanta anni e che come me aveva una borsa di studio presso i Laboratori di Fisica dell’Istituto Superiore di Sanità. Nella era una donna molto vitale, simpaticissima, ma piuttosto brutta. Nonostante la differenza di età, Persico si era sempre sentito sentimentalmente attratto da Nella, e lo era ancora. Lei lo aveva sempre considerato un amico e collega, mai compagno di vita. Nonostante ciò lui sperava sempre di fare breccia nel suo cuore, ma anche in tale circostanza la sua timidezza prendeva il sopravvento. Mentre decidevamo sul da farsi Persico si avvicinò piano piano e le sussurrò con un filo di voce se volesse accompagnarlo al cinema. La risposta di Nella fu: «Persico, il cinema è da vecchi, io vado con i giovani». Evidentemente quella sera optammo per la pizza. Maledetta timidezza.

Vidi Persico per l’ultima volta qualche anno dopo a piazza delle Muse, vicino alla sua abitazione: dava da mangiare a dei gatti, così come qualche volta lo avevo visto fare all’Università con il nerissimo Black Body.

Gabriele Fronterotta, discepolo di Persico, intervistato dai ragazzi del Liceo scientifico Pacinotti di Cagliari

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