IL LIBRO. Rebecca è stata costretta ad adattarsi in un mondo che non la vuole e che non riesce ad accettarla nemmeno davanti alle sue eccellenti qualità di pianista. Lo “scudo” che si è creata, per difendersi dai giudizi e dai pregiudizi della gente è il suo silenzio, la sua indifferenza, il suo far finta di niente, sia nei confronti della famiglia che dei compagni di scuola.
In realtà, dietro questa indifferenza si nasconde il suo dolore, un vuoto, una mancanza di affetto che tenta di colmare suonando il pianoforte, sempre nella speranza che la madre le rivolga una parola di apprezzamento o almeno si accorga di lei. La madre, invece, a causa della sofferenza dovuta alla nascita di una figlia brutta, si è chiusa in sé stessa, preda di un’opprimente depressione, che non le permetterà mai di esternare i propri sentimenti. La sua impassibilità cela però un amore profondo, che trova una via di uscita nelle pagine di un diario. L’amicizia con una bambina grassa e dalla vivace loquacità, Lucilla, inizia a far sentire “normale” Rebecca. Anche la piccola amica, nella sua ingenuità, è consapevole della propria condizione di isolamento, che l’accomuna a Rebecca e che durerà fino al momento in cui la crescita opererà una sorprendente trasformazione su di lei. Ma, nonostante il radicale cambiamento, manterrà una giusta e matura considerazione di colei che è stata la sua compagna di giochi e di vita. Nel suo percorso, Rebecca è affiancata anche dalla tata Maddalena, che le si affeziona e “l’ama con la forza di un bisogno”: avendo vissuto in prima persona la perdita dei propri affetti, matura dentro di sé un amore disperato per questa bambina. Non dà importanza alla sua bruttezza, ma tende a proteggerla quasi desiderando che rimanga chiusa nel suo guscio. Infine, subentra nella vita della bambina la signora De Lellis, madre del suo maestro di pianoforte, che si finge malata dinanzi al figlio per nascondere una realtà che avrebbe potuto ferirlo. Ma un’altra verità, svelata in un caldo giorno d’estate, segnerà la vita di Rebecca. La signora De Lellis, infatti, non solo non è affetta dal morbo di Pick, ma ha conosciuto perfettamente la madre della bambina: incontratesi per caso sulla riva di un fiume, di notte, le due donne avevano stretto un legame particolare, fatto di confidenze e di segreti. Rebecca, essendo venuta a conoscenza del vero “mondo” di sua madre, è spinta a cercare il diario che conteneva tutti i pensieri di quella donna così misteriosa, così irraggiungibile, ed a ricominciare il suo viaggio di riconciliazione con la vita. Non più una “vita accanto” ma dentro, per sempre, alla vita.
Mariapia Veladiano, La vita accanto, Einaudi, Torino 2011, pp. 163.
LA CITAZIONE. «[...] non saresti diventata una concertista, e purtroppo nemmeno un’insegnante, visto che il mondo si compiace, così ha detto, di celebrare solo l’apparire, l’effimero, la buccia, la disgustosa belletta del comune decoro».
S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). “Poiché virtù non luce in disadorno ammanto”, un’esistenza come quella di Rebecca non può e non deve fare rumore.
IL PERSONAGGIO. Una donna stanca di vivere, di sopportare il dolore di avere una figlia brutta. Silenziosa, la sua vita trascorre in una stanzetta della casa, su una poltroncina; respira, ma non vive, l’aria di quel mondo che le arriva da quell’ unica finestra aperta. La sua vita ora è nera, come i vestiti che ha scelto di indossare da quel “maledetto” giorno in cui Rebecca vide la luce. La sua vita non avrà più alcun colore, mai più azzurra, come i suoi occhi color del mare, come l’ abito che indossava il giorno in cui si era legata per sempre a colui che, pensava, potesse essere il suo principe azzurro. Ma quando la depressione l’abbraccerà completamente, fino a condurla a quell’ultimo e irreversibile gesto, lui non sarà al suo fianco, non la proteggerà, la lascerà sola a lottare contro un mondo in cui sono riemersi tutti i fantasmi del suo passato.
a cura del Liceo scientifico Labriola, Roma