Lucrezia Lerro, LA BAMBINA CHE DISEGNAVA CUORI

IL LIBRO. Rosanna è alle elementari quando incontra per la prima volta Mario, un bambino particolare, bello e silenzioso. Un giorno la maestra chiede ai bambini di disegnare ciò che vogliono e Rosanna disegna un cuore: disegnare il proprio cuore, ma per chi? Prima lo disegnava per i suoi genitori ma poi, dopo l’arrivo di Mario, lo regala a lui. I due diventano inseparabili. Vivono la loro infanzia e adolescenza insieme. Fin dall’inizio le mamme di Mario e Rosanna si erano mostrate diffidenti nei confronti dell’amicizia dei loro figli. L’unica persona che sostiene i due ragazzi è la vecchia ‘strega’ del paese, Ernestina; lei con la sua semplicità mista a pazzia riesce a cogliere il loro sentimento, mettendo sempre in guardia la ragazza dal morso della ‘vipera’. Chi meglio di lei poteva capirli visto che aveva sofferto per amore? Nonostante la vipera sia sempre in agguato, i due sono inseparabili. Il giorno della cresima di Rosanna, la vecchia Ernestina le dona due sposini di plastica come porta fortuna, come amuleto contro il morso della ‘vipera’. L’avvicinamento di Ernestina a Rosanna, in chiesa, suscita però i pettegolezzi della gente del paese che, da quel giorno, inizia a considerare Rosanna un’amica della ‘strega’. Tra Mario e Rosanna ecco sopraggiungere i primi litigi, le prime incomprensioni, le prime sfiducie. Anche la prima volta che fanno l’amore Rosanna non è felice. Mario le rimprovera di non essere vergine. Rosanna e Mario si amano ancora ma qualcosa sembra incrinarsi. La mamma di Mario odia Rosanna: continua a insultarla e umiliarla perché non vuole che il figlio abbia un’altra donna. Un’estate, arrivano da Milano le due nipoti di Gina, una grande amica della mamma di Rosanna: Elena e Francesca. Quest’ultima, la più grande, aveva avuto da sempre un’attrazione verso Mario tanto che, appena arrivata, lo va a cercare. Gina vede Mario e Francesca vicino alla fontana dei Caduti, insieme. Rosanna chiede spiegazioni a Mario che, come sempre, riesce a tranquillizzare la fidanzata, accecata dal troppo amore. Rosanna e Mario progettano le loro vacanze insieme, ma proprio il viaggio segnerà il punto di rottura della loro storia. La sera prima della tanto attesa partenza, Mario le confessa di non poter partire con lei, poiché la mamma lo aveva minacciato di toglierli tutto se lo avesse fatto. Sarebbe partito con un amico quella notte. Rosanna scoppia a piangere, non vuole che Mario parta senza di lei. Lui la calma, promettendole di non lasciarla. Ma al suo ritorno da Montecarlo, Mario non vuole più vederla. Ora è un Mario diverso, esasperato dalle critiche mosse da sua madre. È un Mario che decide di lasciarla per sempre. Rosanna non riesce a farsene una ragione. Un giorno lo segue addirittura fino a Roma dove lo vede in compagnia di un’altra ragazza. Solo in quel momento Rosanna capisce che è ora di andarsene, di scappare da quel paese, da quella mentalità, perché la ‘vipera’ dalla quale Ernestina la metteva in guardia l’aveva morsa, e le aveva lasciato un segno indelebile, invisibile dall’esterno. Inizia a fatica un’altra vita, da sola. Ma, come Ernestina, Rosanna amerà per sempre lo stesso uomo.

Lucrezia Lerro, La bambina che disegnava cuori, Bompiani, Milano 2010, pp. 150

LA CITAZIONE. «Se puoi disegna ancora il tuo cuore, anche se non sarà più per me. Sai che perdiamo tutto, prima o poi, e che si può amare anche senza meraviglie intorno».

S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). Il ricordo di un amore perduto e la consapevolezza di una realtà fugace rendono questo libro piacevolmente nostalgico e coinvolgente.

IL PERSONAGGIO. Emaciata, trascurata, nascosta, superstiziosa, solitaria, persino inquietante agli occhi di chi non vede oltre un velo nero, Ernestina trascorre i giorni che le rimangono in continua lotta con un passato che la erode sempre più in profondità. Della giovinezza non le è rimasto nulla, salvo il cieco rimorso per aver scelto tra tutti Guido, la “vipera”, l’unico amore che finirà col tradirla poco dopo il matrimonio. Dal giorno in cui Guido l’ha abbandonata per non fare ritorno, Ernestina si trascina alla finestra per spiare chi a Gella è ancora in possesso di una vita. È restia ad abbandonare le mura domestiche, trascurate tanto quanto chi le occupa, ed il lutto inquietante che la circonda l’ha trasformata, agli occhi dei paesani, in una farneticante megera. Solo l’ingenua curiosità di una bambina riesce ancora a farsi strada tra le dicerie, alimentate ancor più dal pregiudizio di una madre preoccupata unicamente delle apparenze. È così che la piccola Rosanna va incontro alla strega, impaurita all’inizio, ma col passare del tempo sempre più a suo agio nel confidarsi con la donna. Attraverso il nero delle vesti, il fragore delle risa e le invettive contro passato e presente, Ernestina la ammonisce senza averne davvero la forza, la mette in guardia contro i pericoli della vita, e soprattutto delll’amore. Guido è il diavolo, la vipera che le ha avvelenato il cuore e l’ha costretta alla paralisi, alla perenne attesa di un passato che non ha intenzione di fare ritorno. Rosanna è incapace di comprenderne il dolore, almeno finché la stessa vipera non le morderà la caviglia. Eppure, nonostante il tradimento riesca ad insinuarsi anche nel cuore della ragazza, la donna Rosanna riuscirà a squarciare i rovi del rimpianto e a rifiorire. Ernestina rappresenta dunque l’abisso che solo un sentimento come l’amore può scavare nell’anima.

a cura dell’I.I.S. Leonardo da Vinci, Fiumicino (RM)

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