IL LIBRO. Una semplice immagine, un veloce passaggio su un noto talk show della Rai, basta poco per suscitare in un uomo dei vecchi ricordi. Un bambino e suo padre in una lontana estate degli anni Settanta, un quartiere in particolare di Caserta: Eurano, simbolo dell’Architettura Camorristica. La storia di Marcello inizia così, una sera di Ottobre, davanti ad un televisore Brionvega. Il protagonista, un giovane imprenditore, si trova a capo dell’azienda ortofrutticola Vinciguerra ereditata dopo la morte del padre: una vita serena, la sua. Cresciuto sotto le ali di Vittorio Vinciguerra, uomo vincente ma di poche parole, Marcello riesce a vedere nella figura paterna un modello da seguire. Ad affiancarlo la moglie, donna bellissima e raffinata, proprietaria di un grande negozio di arredamento. Una vita piena di certezze quella di Marcello, fino a quella sera in cui la sua immagine e quella del padre appaiono su un video di repertorio: l’emozione iniziale e i primi dubbi. Cosa ci facevano ad Eurano? Chi era Adamo Pastorelli? Alla ricerca della verità, in cerca di risposte, il dubbio si insinua nel protagonista giorno e notte facendo cadere tutte le sue certezze. Da figura chiara, quella del padre assume dei contorni sfocati, la paura di un passato nascosto che penetra nella vita del figlio in ogni suo ambito. A fare da sfondo a questa atmosfera una serie di personaggi, la madre, donna di altri tempi in una sorta di limbo tra cielo e terra e la figura di Brenno, fedele assistente dell’Azienda Vinciguerra. Il protagonista non sarà più come prima e anche il rapporto con la moglie Ludovica ne risentirà, un legame difficile il loro. Un viaggio alla riscoperta di sé stesso, quello che Marcello intraprende, un puzzle che pian piano si ricompone grazie alle attente indagini e l’incontro con la famiglia di Giuseppe Romei, vecchio amico del padre. Giorgio Nisini sembra voler trasmettere l’ansia e l’inquietudine di Marcello ai lettori, quasi a coinvolgerli nella storia. Il lento soffermarsi su alcune scene non appare casuale; l’impressione di un dilungarsi della trama se analizzata meglio offre una diversa interpretazione. La presunta staticità del romanzo, oltre a sottolineare una certosina attenzione verso gli oggetti e gli ambienti, dà il tempo al dubbio di insinuarsi in noi in modo profondo. I dubbi e gli interrogativi innescano un effetto domino nell’esistenza serena di Marcello, il cambiamento in lui appare chiaro nel corso della vicenda, un mutamento sia nei riguardi di se stesso che verso gli altri. Il sospetto si impossessa di lui, facendo emergere una certa diffidenza verso tutte quelle persone che avevano contornato la sua vita, prime fra tutte la moglie e l’anziana madre. Il romanzo riesce a presentare il dramma psicologico dei personaggi in modo molto suggestivo, presentando con accuratezza tutti gli effetti e le conseguenze che una situazione può avere. La città di Adamo, dietro la presentazione di tematiche tradizionali quali la Ricerca della Verità, il Dubbio e il difficile rapporto genitori – figli, riesce ad inquadrare molto bene uno spicchio della società moderna, imprenditoriale – borghese, minata nelle sue convinzioni dal dubbio. Un romanzo analitico e caratterizzato da un approccio scientifico – cinematografico nei tagli con cui le diverse scene della storia vengono presentate. Una storia che grazie all’attento uso delle parole, quasi ci trovassimo di fronte ad un quadro, riesce a dipingere la vicenda con vivacità e realismo.
Giorgio Nisini, La città di Adamo, Fazi, Roma 2011, pp. 300.
LA CITAZIONE. «Dio esiste, anche se nessuno l’ha mai visto. La deduzione logica è solo uno dei tanti modi per arrivare fino a lui. Da ragazzino trascorsi un periodo in cui mi ero fissato con questa storia. La verità che mi somministravano durante l’ora di religione mi sembrava piena di lacune, e anche i testi sacri mi davano l’idea di essere strambe favolette scritte da gente che neanche sapeva di che forma fosse la terra. Figuriamoci se potevano parlare di colui che era il motore di tutto. L’entità suprema. Era molto più onesto un vecchio film di fantascienza, allora, col suo spudorato spirito di finzione, o qualche romanzo cavalleresco infarcito di eventi fantastici e miracolosi. No, io cercavo qualcosa di diverso in quel periodo, qualcosa che supportasse la mia fragile fede d’adolescente con una formula ben più tangibile e razionale […] Ecco, dunque. Non era necessario avere una foto di Dio per poterne dichiarare l’esistenza. Ma questo significava, per riduzione, che non era necessario neanche avere una foto di Adamo. Bastava mettere insieme i pezzi, radunarli, farli combaciare, e, questi pezzi, come tanti rigidi paletti direzionali, finivano per condurre la retta obbligatoriamente lungo un’unica traiettoria.»
S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). Un viaggio tra le immagini, fatto di dubbi e ricordi, alla ricerca di una dimensione di sé, tra tv, design, eros, architetture improbabili e foto sbiadite…
IL PERSONAGGIO. Marcello è un borghese intrappolato nella sua dimensione esistenziale che, attraverso l’architettura di una ricerca spasmodica della verità sul suo passato e sul suo rapporto con il padre, costruisce in realtà l’alibi per mettere in discussione la sua vita familiare e riconsiderare la propria identità.
a cura del Liceo scientifico Malpighi , Roma