IL LIBRO. In uno scenario post-apocalittico, in un futuro non così lontano o inimmaginabile si ambienta il romanzo di Alessandro Bertante. Dopo una terribile sciagura che sembra aver cancellato dalla Terra qualsiasi traccia di umanità e civiltà, l’unica possibilità di sopravvivere è riunirsi in gruppi di briganti e assassini, razziando e vagando come nomadi, oppure tentare di nascondersi, recidendo ogni legame con un mondo ostile e pericoloso. Proprio questa è stata la scelta degli abitanti di Piedimulo, che hanno reso il loro paese un paradiso protetto e sconosciuto. Così la piccola Nina ha trascorso gli ultimi anni della sua vita insieme ai nonni paterni, dopo aver perso i suoi genitori. Indifesa e inerme, la comunità vive nell’illusione di non avere più nulla da temere, celata com’è dalle brutture e dalle assurdità della realtà. Presto però la catastrofe, portata da predoni spietati e crudeli, si abbatte nuovamente sullo sparuto gruppo di abitanti di Piedimulo,. Nina scappa sulla montagna, trovando rifugio nella misteriosa e silenziosa figura di Alessio e nei lupi suoi compagni. Inizia così la fulminea, forzata crescita dell’eroina, che in pochi mesi è costretta a rinchiudere il dolore nel più profondo del suo cuore e a diventare una donna, affrontando la vita con tutte le sue difficoltà e sofferenze. Deve cambiare Nina, deve imparare a sopportare il peso dei suoi ricordi, delle sue preoccupazioni e dei suoi nuovi sentimenti. Immerso in una natura dura e potente, vera protagonista del romanzo, il lettore è trascinato e coinvolto nelle vicende dei personaggi. La grande montagna che non dimentica e non perdona, il branco di lupi, il cielo sempre segnato da squarci e macchie viola e rossastre, il freddo dell’inverno e la rinascita della vita in primavera. Gli uomini cambiano, distruggono e ricostruiscono, si annientano e annullano mentre la natura osserva e partecipa. Silenziosa e immutabile, essa è il segnale unico e inequivocabile della pazzia dell’essere umano, del suo aver superato i limiti ancora una volta. Tra miti e superstizioni, religione e magia, Nina affronterà il suo destino con fermezza e coraggio, protetta da una castagna, un branco di lupi, l’amore che ha scoperto di provare e la certezza di poter contare solo su se stessa.
Alessandro Bertante, Nina dei lupi, Marsilio, pp. 219
a cura del Liceo scientifico Amedeo Avogadro, Roma
“Alfredo aspettava un segno” con queste parole lo scrittore Alessandro Bertante decide di dare il via al suo scritto. Le parole che seguono queste scorrono veloci agli occhi del lettore, il ritmo tenuto del libro è avvincente, la narrativa è buona , la storia non convince. Il linguaggio usato nello scritto è forte, talvolta in modo eccessivo e risulta alla lettura spesso sgradevole. La forma è buona le descrizioni ben fatte , i flashback presenti nel libro tentano di creare una suspance che riesce a tenere il lettore attaccato al libro , il quale però ha un finale eccessivamente frettoloso e le spiegazioni date ai fatti accaduti insoddisfacenti. Si può evincere facilmente dal libro il messaggio che ci vuole far giungere il lettore , un messaggio duro di critica alla situazione sociale ,economica e religiosa mondiale in una visione eccessivamente apocalitta . In conclusione al livello letterario lo scritto non lo ritengo di un elevato livello ma riesce a dare uno spunto di riflessione al lettore raggiungendo così lo scopo dello scrittore . Voto : 5 e 1/2
Niccolò Cometto, Liceo scientifico Amadeo Avogadro , classe III E