Lalla Romano, LE PAROLE TRA NOI LEGGERE

IL LIBRO. L’amore è come la poesia e la verità: spesso è ignorato, ma proprio questo lo protegge e lo salva. Una vicinanza distante, una madre che si cerca in un figlio, intorno al quale appassionatamente gira con le parole come nella vita perché amare, talvolta, è come aggirarsi intorno ad una montagna per trovare la maniera di scalarla. E’ un romanzo materico, che incastra frammenti di diario, lettere, disegni, temi scolastici a cui l’autrice ricorre per  una specie di trainspotting della memoria e delle viscere. Attraverso una lunga ermeneutica materna, tra autodifesa e confessione, Lalla Romano racconta, con lo scopo di provare a “leggerlo” attraverso la scrittura, questo figlio ermetico, dalle fasce al matrimonio con Marléne, il suo unico vero legame con la vita. L’opera, in cui la Romano sacrifica alla scrittura l’amore del figlio (che non voleva essere raccontato!), è un caso di anteposizione della letteratura alla vita, una sorta di metaromanzo: in mezzo rimangono le parole, quelle dette, quelle non dette, con l’urgenza di un desiderio ed il senso della fragilità di una cosa preziosa che la vita ti affida. Piero, prima figlio e poi personaggio o viceversa (non si capisce), ama la libertà e la natura, ma teme la vita perché questa racchiude gli obblighi e le convenzioni sociali che non lo lasciano esprimere; si isola dal mondo e da tutto ciò che lo circonda. Brigante mite, barbone industrioso, rifiuta di essere uomo; con la sua aria vagamente godardiana e con astuzia bertoldesca ha una vita misteriosamente patetica. La madre, dinanzi al figlio, depone le armi, come la notte depone l’oscurità dinanzi all’alba; è succube di quella “parte di sé” a cui prova a perdonare tutto, in nome di un talento indisponente. Egli è prezioso, come i suoi difetti, che diventano segno di lui. I loro linguaggi sono troppo diversi perché i due possano comprendersi: due anticonformismi in antitesi, che non comunicano tra loro. Piero ama in forme lontane da quelle che la madre si attende, mentre quest’ultima, tra assalti ed assedi ammirativi, ama  con manifestazioni che il figlio rifiuta con distratta gentilezza. Il divario linguistico è anche caratteriale: il figlio è introverso e si esprime con paradossi e boutades che verranno equivocati; l’affetto della madre, invece, è aggressivo, teneramente violento e condannato a continue, piccole sconfitte davanti al muro dell’introversione. Il linguaggio è tutto: è la chiave. Il gusto delle penombre e delle suggestioni, la funzione evocatrice dei silenzi e delle preterizioni sono abbelliti da un uso raffinato della punteggiatura. Prevale il presente, quello delle domande continue e tenaci. L’atmosfera espressiva è più tesa e mirata e l’umorismo  mai liberatorio. La narrazione delle vicende, senza una vera trama, si dipana attraverso numerose ellissi e sequenze soprattutto descrittive, dialogiche e riflessive. I personaggi, a tutto tondo,  sono presentati in modo indiretto. L’ambientazione spazio-temporale è precisa e reale. Alla fine, si impara che l’amore sprona a grandi cose (Belacqua che sale al monte!), che questa vita per tutti è un po’ commedia, ma si può provare a comprendere i nostri simili a colpi d’amore; che non sappiamo che farcene del talento senza passione ed anche la gioia, se è taciuta, pesa come un tesoro. Niente, nemmeno un figlio, può essere tutto lo scopo della vita perché lo scopo è la vita: la tua avventura è la tua vita con le sue albe,  capaci di trasformare,  e le sue preziose assenze… (Lalla Romano, Le parole tra noi leggere, Einaudi 1969)

LA CITAZIONE. «Non vorrei davvero capisse quanto bene gli si vuole. Se io sapessi di essere amato come io amo lui, ne resterei turbato».

IL PERSONAGGIO. Piero. Ribelle, solitario, anticonformista creativo, infastidito dal “troppo amore” e capace di guai bellissimi  Quello che lo fa libero lo rende inadatto alla vita perché la vita è  noiosa, se non si ha qualcosa di inutile da fare. Zingaro e re. Sa quello che non vuole; mette insieme pezzi di cose vecchie per crearne una nuova, ma la vita è un’altra cosa. Egoista, bugiardo, disadattato, indifferente, scostante, svogliato e pigro. Ecco tutto ciò che Piero è e non è.

S(HORT) M(EMO OF THE) S(TORY). Debolezza di madre, rimorso d’un rimpianto. Figlio genio e cretino. Parole bisturi ke aprono, forse trovano. Doloroso amore. Ciò ke accade veramente non per questo è sempre vero.

a cura del Liceo classico Lombardi, Airola (BN)

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